Negli ultimi anni si sente spesso parlare di “chirurgia mininvasiva” o “intervento mininvasivo” ma di cosa si parla nel pratico?
Prima di iniziare però è bene sapere che con il termine “mininvasivo”, non si parla di un intervento più semplice del normale ma di un’operazione che viene portata a termine attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative e strumenti adeguati.
Questi elementi permettono al medico di utilizzare le tecniche di chirurgia tradizionale, ma con una precisione che non sarà mai raggiunta dalla sola azione dell’uomo.
Ma il punto a favore, fondamentale per le tecniche “mininvasive” consiste nella limitazione delle cicatrici che saranno di pochissimi millimetri.
Quali patologie possono essere trattate con la chirurgia urologica mininvasiva?
Al giorno d’oggi, nel ambito urologico, la maggior parte delle patologie dell’apparato urinario vengono trattati con la chirurgia mininvasiva. Inoltre, possono essere trattati con questo particolare approccio, tutti i disturbi e le patologie del sistema escretore, sia per quanto riguarda patologie di natura maligna che benigna.
Queste le patologie che ad oggi, possono essere trattate in modo mininvasiva:
- Calcolosi Renale;
- Calcolosi vescicale;
- Tumore della prostata;
- Tumore della vescica;
- Tumore del rene;
- Tumore della Pelvi renale e dell’Uretere.
L’obiettivo di questa chirurgia
La chirurgia mininvasiva ha l’obiettivo di far percepire al paziente il minor dolore possibile sia in fase di operazione sia in fase post-operatoria. Il dolore post-operatorio viene praticamente azzerato, garantendo una minima degenza ospedaliera e una ripresa in brevissimo tempo della vita normale. Il tutto senza diminuire, anzi migliorando, la qualità e la precisione della chirurgia, permettendo così di ottenere risultati oncologici e funzionali ottimali.
L’esecuzione di questa tecnica viene ad oggi eseguita, nella maggior parte delle volte, attraverso un laser ad HoLMIO che consente di curare definitivamente l’ipertrofia prostatica benigna.
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